LA STORIA


Per chi vuole farsi un'idea complessiva di questa vicenda...



DALLA FONDAZIONE ALLA DOMANDA DI CONCORDATO

La Coopca è una cooperativa di consumo appartenente all'ampio mondo delle Coop. Nasce in un piccolo paesino in mezzo alla Carnia nel lontano 1906, e prende appunto il nome di Cooperativa Carnica, da cui Coopca. Nel corso degli anni la Coopca fa più o meno quello che fanno le altre cooperative di consumo: ovvero gestiscono negozi sul territorio e raccolgono il cosiddetto “prestito sociale”, ovvero i soldi che i soci conferiscono alla cooperativa e che questa usa per finanziare le sue attività, riconoscendo un interesse ai prestatori.

Negli ultimi anni la cooperativa sembra avere qualche difficoltà, qualche ora di cassa integrazione perché, si sa, i consumi delle famiglie oggi sono quello che sono. Ma niente di preoccupante, dicono gli amministratori alle assemblee; tutto sotto controllo, scrivono i revisori del bilancio; la Coopca è un istituzione per il nostro territorio, dichiarano i politici.

Il 16 ottobre 2014, a Trieste, scoppia una bomba: la procura chiede il fallimento di Cooperative Operaie di Trieste. I risparmiatori si presentano presso gli sportelli del prestito sociale e lo trovano chiuso per “guasto tecnico”, un modo piuttosto originale per spiegare che “non ci sono i soldi”.
E a questo punto tanti risparmiatori si muovono e si recano presso la cooperativa in cui hanno versato i propri risparmi per averli indietro. Coopca tranquillizza i suoi risparmiatori: la nostra situazione è diversa, il nostro prestito sociale è ampiamente nei parametri rispetto al patrimonio netto.
Coloro che vanno a chiedere di prelevare dei soldi, si sentono però rispondere con tempi mai sentiti prima. Io mi reco presso uno sportello il 30 ottobre e un imbarazzatissimo impiegato mi spiega che, a causa di quello che è successo a Trieste, si è scatenata una corsa al prelievo che ha reso difficile la gestione della liquidità per la Coopca. Mi spiega che la cosa è assolutamente ingiustificata vista la situazione economica della Coopca, ma, in conclusione, io non potrò avere i soldi che chiedo prima della fine di novembre.
Probabilmente nella faccia paonazza dell’impiegato c’era già scritto tutto quello che sarebbe accaduto in seguito.


LO CHOC DEL CONCORDATO

Il 18 novembre 2014 i soci Coopca vengono “svegliati” dalla notizia del giornale radio regionale della mattina: la loro cooperativa ha chiesto il concordato preventivo, in sostanza gli amministratori si sono presentati in tribunale e hanno detto: “non siamo in grado di pagare i debiti che abbiamo, dateci 60 giorni di tempo per inventarci qualcosa”. Per la legge italiana, in quei 60 giorni, la società è protetta da eventuali aggressioni legali da parte dei creditori, ed ha cosi la possibilità di fare un piano di ristrutturazione del debito.
“Ristrutturare il debito” è un’espressione piuttosto generica, che potrebbe significare semplicemente dilazionarne il pagamento, oppure pagarne solo una parte. Sì, proprio così. Ti dovevo 1000 €? Cosa ne dici se te ne rendo solo 300? Ma certo, nessun problema, fai pure 250.
Ma questa non è ancora la notizia peggiore per i risparmiatori. Questi scoprono infatti che, se la situazione si rivelasse irrecuperabile e si arrivasse al fallimento della cooperativa, gli ultimissimi creditori che verrebbero soddisfatti sono proprio loro. Dopo il curatore fallimentare, dopo i dipendenti, dopo l’Erario, dopo gli Enti previdenziali, dopo le banche, dopo i fornitori, dopo l’obolo per la parrocchia, in fondo in fondo, ci sono loro: i soci prestatori. E perché mai questa cattiveria? Semplice: perché in realtà loro sono i proprietari della società e quindi, giustamente, in caso di fallimento della stessa, i loro diritti saranno gli ultimi ad essere soddisfatti.


REGIONE, SOCI, CDA, PROCURA FANNO LE PRIME MOSSE


Il 28 novembre si tiene a Tolmezzo la prima assemblea dei soci risparmiatori.In quella sede la presidente Serracchiani fa gelare il sangue ai presenti dichiarando che si augura che si riesca a recuperare qualcosa. Assicura però il suo impegno nella vicenda e dichiara di aver chiesto le dimissioni di 4 dei 9 consiglieri di amministrazione di Coopca, in modo tale da affiancare ai consiglieri rimanenti una task force di manager della Regione. Si dimettono così i consiglieri Leonardo Agostinis, Corrado Di Doi , Claudio Lo Muscio e Francesco Zilli; si tratta di consiglieri “storici” di Coopca: Agostinis risulta in carica come consigliere dal 1994 (!!!!) e come vice-presidente dal 2001, Di Doi dal 2001, Lo Muscio dal 2003, Zilli dal 2007. Rimangono in carica Ermano Collinassi, Alfio Colussi, Sonia Cacitti, Silvano Giorgis e Vanessa Gressani. L’idea è che i consiglieri rimanenti co-optino i 4 mancanti su indicazione della Regione.
In realtà, nei giorni successivi la Regione indica due cosiddetti “saggi” che però, ad oggi, non risultano essere mai entrati nel consiglio di amministrazione, né risultano aver assunto un ruolo formale di vigilanza per conto della Regione o di altre autorità. Se ne dovrebbe dedurre quindi che si tratti di consulenti che hanno il compito di aiutare il consiglio di amministrazione nella stesura del piano di concordato. I due saggi sono il pordenonese Gianfranco Verziagi e l’emiliano Sandro Masi. Il web non è molto prodigo di informazioni sul secondo, mentre sul primo sappiamo che è revisore supplente della Lega Coop FVG e che ha avuto un ruolo importante nel rilancio delle latteria cooperativa Venchiaredo.

Il 16 dicembre esce sui giornali la notizia che sarebbe in corso una trattativa per la vendita del Centro di distribuzione della Coopca al consorzio Cosint. In sostanza il Cosint acquisirebbe il mega-magazzino e ne ri-affitterebbe metà alla Coopca e l’altra metà ad una grossa azienda appartenente al mondo Fiat. Ma la notizia passa subito in secondo piano quando, il 18 dicembre, i giornali pubblicano la notizia che la Procura di Udine sta indagando sulla vicenda Coopca, con particolare riferimento ai prelievi dei risparmi che sono stati effettuati nei mesi precedenti al crac e che potrebbero aver contribuito a causarlo o ad accelerarlo.


IL COMITATO DEI SOCI

Il 19 dicembre si tiene una seconda assemblea dei soci Coopca, in quell’occasione viene formato un direttivo del comitato ed eletto un presidente. L’avvocato Gianberto Zilli si offre per fornire assistenza legale gratuita al comitato e la proposta viene accolta favorevolmente dall’assemblea.

Passano le feste di Natale, anche se tanti, in questa vicenda, non hanno molto da festeggiare. Con l’inizio dell’anno nuovo, nel CdA di Coopca entrano due nuovi consiglieri, si tratta dei commercialisti Giovanni Sgura e Paolo Rizza, quest’ultimo con un passato di amministratore delegato di Goccia di Carnia.

Il 13 gennaio l’avvocato Zilli presenta presso la Procura della Repubblica un esposto-querela in cui si ipotizzano i reati di mancata vigilanza e false comunicazioni sociali, ma anche l’attività abusiva di raccolta del risparmio e persino la truffa. Spinta anche da questo atto, la Procura continua le sue indagini, perquisisce, sequestra documenti, stila un registro degli indagati ed infine, il 19 gennaio, chiede la nomina di un commissario giudiziale. Nel frattempo si susseguono le voci di varie aziende interessate a rilevare alcuni negozi Coopca, ma continua a mandare un acquirente unico, disposto ad accollarsi il destino di tutta la storica azienda.


PROROGA DEL PIANO DI CONCORDATO

Il 20 gennaio arriva la prima notizia positiva, ovvero la concessione dei 60 giorni di proroga per la presentazione del piano di concordato. Ci sono ancora 60 giorni di tempo quindi per cercare di evitare il fallimento della cooperativa carnica. Il 2 febbraio lo stesso Tribunale rigetta l’istanza di nomina di un commissario giudiziale in quanto, da quanto si apprende dalla stampa, non si ravvisano comportamenti illeciti da parte del Consiglio di Amministrazione dopo la presentazione della domanda di concordato e lo stesso consiglio si starebbe muovendo correttamente per definire il piano concordatario. Anche questa sembrerebbe essere una buona notizia.


PRESENTAZIONE DEL PIANO DI CONCORDATO

La presentazione del piano di concordato avviene il 17/03/2015. Fin da subito si capisce che non si tratta di un piano molto promettente. Oltre all'assenza di un compratore unico, si evidenziano altri problemi: solo 8 dei circa 40 punti vendita sarebbero oggetto di offerte irrevocabili, per gli altri e per la sede centrale con il relativo magazzino non vi sarebbero offerte, se non, in alcuni casi, dei generici "interessamenti". In concomitanza della presentazione del piano, l'avvocato di Coopca dichiara che i soci azionisti non recupereranno il capitale versato in quanto il patrimonio aziendale risulta negativo, mentre i soci prestatori recupereranno "qualcosa". Rimane da capire come si sia potuto bruciare in 12 mesi un patrimonio netto che al 31/12/2013 ammontava a quasi 13 milioni. E rimane da capire cosa cosa sia questo "qualcosa". Purtroppo, ad oggi, a meno di interventi decisivi da parte del settore cooperativo, è ragionevole stimare che non sia molto diverso da zero!

Nessun commento :

Posta un commento