In un post precedente, avevamo
descritto le vicende che avevano portato alla richiesta di concordato
preventivo da parte di Coopca; qui vogliamo riassumere quello che è successo
nei due mesi successivi.
Il 28 novembre si tiene a Tolmezzo la prima assemblea dei soci
risparmiatori. In quella sede la presidente Serracchiani fa gelare il
sangue ai presenti dichiarando che si augura che si riesca a recuperare
qualcosa. Assicura però il suo impegno nella vicenda e dichiara di aver chiesto
le dimissioni di 4 dei 9 consiglieri di amministrazione di Coopca, in modo tale
da affiancare ai consiglieri rimanenti una task force di manager della Regione. Si dimettono così i consiglieri Leonardo
Agostinis, Corrado Di Doi , Claudio Lo Muscio e Francesco Zilli; si tratta di
consiglieri “storici” di Coopca: Agostinis risulta in carica come consigliere
dal 1994 (!!!!) e come vice-presidente dal 2001, Di Doi dal 2001, Lo Muscio dal
2003, Zilli dal 2007. Rimangono in carica Ermano Collinassi, Alfio Colussi, Sonia
Cacitti, Silvano Giorgis e Vanessa Gressani. L’idea è che i consiglieri
rimanenti co-optino i 4 mancanti su indicazione della Regione.
In realtà, nei giorni successivi la Regione indica due cosiddetti “saggi” che
però, ad oggi, non risultano essere mai entrati nel consiglio di amministrazione,
né risultano aver assunto un ruolo formale di vigilanza per conto della Regione
o di altre autorità. Se ne dovrebbe dedurre quindi che si tratti di consulenti
che hanno il compito di aiutare il consiglio di amministrazione nella stesura
del piano di concordato. I due saggi sono il pordenonese Gianfranco Verziagi e
l’emiliano Sandro Masi. Il web non è molto prodigo di informazioni sul secondo,
mentre sul primo sappiamo che è revisore supplente della Lega Coop FVG e che ha
avuto un ruolo importante nel rilancio delle latteria cooperativa Venchiaredo.
Il 16 dicembre esce sui giornali
la notizia che sarebbe in corso una trattativa per la vendita del Centro di
distribuzione della Coopca al consorzio Cosint. In sostanza il Cosint
acquisirebbe il mega-magazzino e ne ri-affitterebbe metà alla Coopca e l’altra
metà ad una grossa azienda appartenente al mondo Fiat. Ma la notizia passa
subito in secondo piano quando, il 18
dicembre, i giornali pubblicano la notizia che la Procura di Udine sta
indagando sulla vicenda Coopca, con particolare riferimento ai prelievi dei
risparmi che sono stati effettuati nei mesi precedenti al crac e che potrebbero
aver contribuito a causarlo o ad accelerarlo.
Il 19 dicembre si tiene una seconda assemblea dei soci Coopca, in
quell’occasione viene formato un direttivo del comitato ed eletto un
presidente. L’avvocato Gianberto Zilli si offre per fornire assistenza legale
gratuita al comitato e la proposta viene accolta favorevolmente dall’assemblea.
Passano le feste di Natale, anche
se tanti, in questa vicenda, non hanno molto da festeggiare. Con l’inizio
dell’anno nuovo, nel CdA di Coopca entrano due nuovi consiglieri, si tratta dei
commercialisti Giovanni Sgura e Paolo Rizza, quest’ultimo con un passato di
amministratore delegato di Goccia di Carnia.
Il 13 gennaio l’avvocato Zilli presenta presso la Procura della
Repubblica un esposto-querela in cui si ipotizzano i reati di mancata
vigilanza e false comunicazioni sociali, ma anche l’attività abusiva di
raccolta del risparmio e persino la truffa. Spinta anche da questo atto, la
Procura continua le sue indagini, perquisisce, sequestra documenti, stila un
registro degli indagati ed infine, il 19 gennaio, chiede la nomina di un
commissario giudiziale. Nel frattempo si susseguono le
voci di varie aziende interessate a rilevare alcuni negozi Coopca, ma continua
a mandare un acquirente unico, disposto ad accollarsi il destino di tutta la
storica azienda.
Il 20 gennaio arriva la prima notizia positiva, ovvero la concessione
dei 60 giorni di proroga per la presentazione del piano di concordato. Ci
sono ancora 60 giorni di tempo quindi per cercare di evitare il fallimento
della cooperativa carnica. Il 2 febbraio lo stesso Tribunale
rigetta l’istanza di nomina di un commissario giudiziale in quanto, da quanto
si apprende dalla stampa, non si ravvisano comportamenti illeciti da parte del
Consiglio di Amministrazione dopo la presentazione della domanda di concordato
e lo stesso consiglio si starebbe muovendo correttamente per definire il piano
concordatario. Anche questa sembrerebbe essere una buona notizia. Speriamo di non sbagliarci...
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