mercoledì 4 febbraio 2015

Riassunto delle puntate precedenti (parte seconda)

In un post precedente, avevamo descritto le vicende che avevano portato alla richiesta di concordato preventivo da parte di Coopca; qui vogliamo riassumere quello che è successo nei due mesi successivi.


Il 28 novembre si tiene a Tolmezzo la prima assemblea dei soci risparmiatori. In quella sede la presidente Serracchiani fa gelare il sangue ai presenti dichiarando che si augura che si riesca a recuperare qualcosa. Assicura però il suo impegno nella vicenda e dichiara di aver chiesto le dimissioni di 4 dei 9 consiglieri di amministrazione di Coopca, in modo tale da affiancare ai consiglieri rimanenti una task force di manager della Regione. Si dimettono così i consiglieri Leonardo Agostinis, Corrado Di Doi , Claudio Lo Muscio e Francesco Zilli; si tratta di consiglieri “storici” di Coopca: Agostinis risulta in carica come consigliere dal 1994 (!!!!) e come vice-presidente dal 2001, Di Doi dal 2001, Lo Muscio dal 2003, Zilli dal 2007. Rimangono in carica Ermano Collinassi, Alfio Colussi, Sonia Cacitti, Silvano Giorgis e Vanessa Gressani. L’idea è che i consiglieri rimanenti co-optino i 4 mancanti su indicazione della Regione.

In realtà, nei giorni successivi la Regione indica due cosiddetti “saggi” che però, ad oggi, non risultano essere mai entrati nel consiglio di amministrazione, né risultano aver assunto un ruolo formale di vigilanza per conto della Regione o di altre autorità. Se ne dovrebbe dedurre quindi che si tratti di consulenti che hanno il compito di aiutare il consiglio di amministrazione nella stesura del piano di concordato. I due saggi sono il pordenonese Gianfranco Verziagi e l’emiliano Sandro Masi. Il web non è molto prodigo di informazioni sul secondo, mentre sul primo sappiamo che è revisore supplente della Lega Coop FVG e che ha avuto un ruolo importante nel rilancio delle latteria cooperativa Venchiaredo.

Il 16 dicembre esce sui giornali la notizia che sarebbe in corso una trattativa per la vendita del Centro di distribuzione della Coopca al consorzio Cosint. In sostanza il Cosint acquisirebbe il mega-magazzino e ne ri-affitterebbe metà alla Coopca e l’altra metà ad una grossa azienda appartenente al mondo Fiat. Ma la notizia passa subito in secondo piano quando, il 18 dicembre, i giornali pubblicano la notizia che la Procura di Udine sta indagando sulla vicenda Coopca, con particolare riferimento ai prelievi dei risparmi che sono stati effettuati nei mesi precedenti al crac e che potrebbero aver contribuito a causarlo o ad accelerarlo.

Il 19 dicembre si tiene una seconda assemblea dei soci Coopca, in quell’occasione viene formato un direttivo del comitato ed eletto un presidente. L’avvocato Gianberto Zilli si offre per fornire assistenza legale gratuita al comitato e la proposta viene accolta favorevolmente dall’assemblea.

Passano le feste di Natale, anche se tanti, in questa vicenda, non hanno molto da festeggiare. Con l’inizio dell’anno nuovo, nel CdA di Coopca entrano due nuovi consiglieri, si tratta dei commercialisti Giovanni Sgura e Paolo Rizza, quest’ultimo con un passato di amministratore delegato di Goccia di Carnia.

Il 13 gennaio l’avvocato Zilli presenta presso la Procura della Repubblica un esposto-querela in cui si ipotizzano i reati di mancata vigilanza e false comunicazioni sociali, ma anche l’attività abusiva di raccolta del risparmio e persino la truffa. Spinta anche da questo atto, la Procura continua le sue indagini, perquisisce, sequestra documenti, stila un registro degli indagati ed infine, il 19 gennaio, chiede la nomina di un commissario giudiziale. Nel frattempo si susseguono le voci di varie aziende interessate a rilevare alcuni negozi Coopca, ma continua a mandare un acquirente unico, disposto ad accollarsi il destino di tutta la storica azienda.

Il 20 gennaio arriva la prima notizia positiva, ovvero la concessione dei 60 giorni di proroga per la presentazione del piano di concordato. Ci sono ancora 60 giorni di tempo quindi per cercare di evitare il fallimento della cooperativa carnica. Il 2 febbraio lo stesso Tribunale rigetta l’istanza di nomina di un commissario giudiziale in quanto, da quanto si apprende dalla stampa, non si ravvisano comportamenti illeciti da parte del Consiglio di Amministrazione dopo la presentazione della domanda di concordato e lo stesso consiglio si starebbe muovendo correttamente per definire il piano concordatario. Anche questa sembrerebbe essere una buona notizia. Speriamo di non sbagliarci...

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