sabato 21 febbraio 2015

Dal punto di vista di chi lavora in Coopca

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo di un dipendente Coopca, che illustra la situazione dalla prospettiva di chi continua a mostrare la faccia ai clienti ogni giorno. Senza nessuna pretesa di generalità, e pronti ad ospitare punti di vista diversi, crediamo valga la pena di leggere...



In questi giorni mi sto soffermando a leggere con molta attenzione tutto ciò che viene raccontato sulle testate giornalistiche del Friuli (in particolar modo sul Messaggero Veneto, lo oserei definire giornale di cronaca e di mala-informazione per come presenta i “titoli bomba” nei nostri confronti deleteri e per nulla costruttivi) e sui telegiornali riguardo alla situazione Coopca, azienda per cui lavoro. Sappiamo tutti che la situazione non è affatto facile in quanto voi soci e noi lavoratori stiamo attraversando un periodo di limbo in cui non sappiamo assolutamente come si evolverà la situazione al termine del concordato che scadrà esattamente tra un mese.

Non rimango indifferente nei confronti di alcuni commenti che osano parlare sgarbatamente e con dei toni cinici, di alcuni lavoratori che operano all’interno dei punti vendita, spesso confusi, delusi, tristi da tutta questa bagarre che si è venuta a creare dopo il 17 novembre 2014. Mi pare fuori luogo e irrispettoso sfogare la rabbia di un sistema legislativo sbagliato pro/imprenditoriale verso chi ci mette la faccia ogni santo giorno. Noi siamo persone che diversamente sanno digerire questa deludente situazione che non dipende da noi, da nessuno di noi; provo avversione per tante scelte sbagliate da parte dell’azienda fino a qualche mese fa, ma non pensate che non ragioniamo con la nostra testa, non pensate che non ci stiamo muovendo, non pensate che ci stiamo mettendo a 90 per rimanere “cornuti e mazziati”, anche perché NOI in questo momento stiamo cercando delle risposte che devono farci per forza guardare avanti, senza tanto chiasso di parole, che fino a questo momento ce n’è stato fin troppo!!!

In questo delicatissimo periodo non possiamo fare null’altro che aspettare qualsiasi effetto venga fuori (non abbiamo né forza decisionale, né possiamo agire in alcun modo, il motivo bisognerebbe capirlo, dato che viviamo come se fossimo “commissariati”, anche se non è così) questo non vuol dire non avere coraggio. Smettiamola di dire che i dipendenti son ricattati o che non s’informano del loro futuro!!! I lavoratori stanno continuando a lavorare, a dar il meglio possibile, in un contesto di solidarietà anche pesante perché dobbiamo far fronte alle stesse mansioni di prima con meno tempo a disposizione, ma a questa regia non si fa caso; è sempre meglio giudicare senza chiedersi un minimo di perché.

E’ giusto che si faccia informazione, ma l’informazione è corretta se alla base ci sono delle giuste nozioni da proporre a chi legge e per citare la frase di qualcuno aggiungo: “… ma qui siamo in Italia…”.

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